Ulcera molle
L’ulcera molle, detta anche cancroide, è una malattia a trasmissione sessuale di origine batterica che provoca lesioni papulose e ulcere genitali.
Fu scambiata con la lesione ulcerosa tipica della sifilide. Il primo a far chiarezza tra le due malattie è Philippe Ricord nel 1845. Solo nel 1889, il dermatologo italiano Augusto Ducrey scoprì l’agente causale Haemophilus, motivo per cui il batterio porta il suo nome.
Il responsabile è l’Haemophilus Ducreyi, un batterio lungo circa 1-2 micron a forma di bastoncello, rilevabile nelle secrezioni dell’ulcera sotto forma di catenelle in una tipica disposizione che è stata descritta come simile a un “banco dei pesci”.
È un GRAM negativo e si fa largo attraverso lesioni cutanee, anche molto piccole, delle mucose genitali o cutanee. Predilige per la sua diffusione le regioni tropicali, perciò si incontra di frequente nei paesi africani e del sud est asiatico.
Il metodo di trasmissione più comune è il rapporto sessuale con persone infette, mentre è molto meno frequente il contagio con oggetti contaminati. Quest’ultima possibilità è stata definita rara perché il batterio non resiste all’esterno.
La trasmissione riguarda tutti i tipi di rapporto sessuale (vaginale, orale o anale), lo scambio e l’utilizzo di giocattoli sessuali contaminati, ma anche il semplice contatto tra genitali e da questi si può trasmettere ad altre parti del corpo.
La letteratura internazionale ha descritto contenute epidemie quasi sempre connesse ad attività sessuali legate alla prostituzione, che in anamnesi venivano correlate a rapporti non protetti di soggetti in viaggio sia per turismo che per lavoro.
Sono stati descritti inoltre sporadici casi in bambini o bambine vittime di abusi sessuali.
La fase iniziale è caratterizzata da papule dolorose che rompendosi danno vita a ulcere mollicce, dal bordo fortemente arrossato. Le ulcere profonde tendono a provocare la demolizione del tessuto.
La sintomatologia conduce anche ad un interessamento dei linfonodi in area inguinale, che si gonfiano e portano al formarsi del “bubbone”, risultanza ascessuale colma di materiale purulento. La pelle nella zona superiore all’ascesso si infiamma per poi, in alcuni casi, rompersi dando vita ad un tragitto fistoloso.
La localizzazione varia da individui maschili e femminili. Nell’uomo si distribuisce fra il glande, il meato uretrale ma anche allo scroto e presenta solitamente una singola lesione. Nella donna invece ne presenta generalmente più di una e si colloca sulle grandi e piccole labbra, ma anche nella regione intorno all’ano (raramente pareti vaginali o della cervice).
L’incidenza è più elevata negli individui di sesso maschile. Il contatto con l’urina può generare dolore essendo caratterizzata da un grado elevato di acidità e il soggetto può avere quindi una marcata ritenzione.
La diagnosi del cancroide si basa in prima battuta sulla valutazione clinica e in successivamente su un esame colturale o PCR (reazione a catena della polimerasi). L’esame delle colture e l’identificazione al microscopio sono pratiche di difficile applicazione se rapportate alla popolazione microbica stanziale delle ulcere. Il test PCR è stato certificato con una specificità del 99%, ma sono rari i laboratori che in Italia eseguono il test. Spesso è stata osservata una contemporaneità con infezione sifilitica (da spirocheta Treponema Pallidum). Naturalmente bisognerà tenere presente il diverso periodo di incubazione e mettere in campo la fondamentale diagnosi differenziale. È sempre importante in tema di diagnosi differenziale tenere presente herpes simplex, sifilide e linfogranuloma venereo. Da non dimenticare che le infezioni da Haemophilus possono aumentare il rischio del virus dell’HIV.
Se questa patologia non è sottoposta a trattamento le lesioni durano per diverse settimane. Se trattate, le ulcere si risolvono con determinazione di cicatrici depresse. Deve essere poi ricordato che in rari casi l’evoluzione dei linfonodi può anche richiedere un’azione chirurgica di drenaggio. In mancanza di un trattamento le ulcere possono degenerare in gravi complicanze.
La terapia farmacologica prevede l’utilizzo di:
- Ciprofloxacina per os
- Azitromicina o eritromicina per os
- Ceftriaxone per via intramuscolare in caso di “ulcere molli giganti” (circa 2 cm o più grandi rispetto alle “nane” 0.5 cm o più piccole).
Normalmente si può notare una progressione ormai contenuta nel giro di 3 o 4 giorni, ed entro 10/14 giorni avviene la definitiva cicatrizzazione. Alle donne in gravidanza o allattamento è consigliata l’eritromicina ed andrebbe evitata la ciprofloxacina.
La prevenzione come per altre MST prevede:
- evitare rapporti non protetti con persone sospette e/o infette
- utilizzo corretto del profilattico
- utilizzo del profilattico per la durata totale del rapporto
- utilizzo del profilattico nei rapporti orali
- utilizzo del profilattico a protezione anche dei toys sessuali.
Di rientro da regioni tropicali, consci di aver affrontato un rischio sessuale, è necessario andare dal dermatologo, per avere un percorso preciso sulle indagini da affrontare, per riconoscere altre MST eventuali tra le quali il cancroide. La presenza di papule attuali o precedenti evolute in ulcere mollicce, arrossamento e dolore con ingrossamento linfonodale non va trascurata, uno solo dei sintomi o delle lesioni precedenti è importante e da segnalare allo specialista. Intervenire presto attraverso una diagnosi precisa può garantire una risoluzione del cancroide in poco tempo e senza complicazioni. Questo vale per ogni MST perché ogni singolo rapporto non protetto può essere un rischio ed è importante viaggiare ma anche ritornare sicuri della nostra salute, per noi e per gli altri.
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