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Pertosse

INFORMAZIONI SULLA MALATTIA

La pertosse è una malattia di origine batterica, chiamata anche “tosse dei 100 giorni” per la durata (10 o più settimane) del suo sintomo principale.

In circolazione almeno dal XVI secolo, è una delle malattie dell’infanzia più gravi: se negli adulti è raramente seria, può portare anche alla morte nei bambini.

La pertosse è provocata dal Bordetella Pertussis, un batterio Gram-negativo, aerobio e dalla forma simile a quella di un uovo (cocco-bacillo), isolato per la prima volta nel 1906.
Il batterio colonizza le cellule epiteliali dei polmoni, dove impedisce il corretto funzionamento delle ciglia, responsabili della rimozione di detriti nei polmoni, dando origine alla tosse che è il principale sintomo della malattia. In aggiunta, una delle tossine che produce indebolisce il sistema immunitario, rendendo più complicata la guarigione.

La pertosse si trasmette per via aerea, in particolare per droplet (piccole particelle emesse dall’apparato respiratorio durante i colpi di tosse, starnuti o anche soltanto parlando). Secondo alcuni studi, il contatto con i droplet porta all’infezione nel 90% dei casi.

Nonostante l’introduzione del vaccino nel 1940, rappresenta ancora oggi un serio problema nei Paesi in via di sviluppo. Si stimano ogni anno 16 milioni di infezioni e 58.700 morti.

Generalmente il periodo di incubazione della pertosse è di circa 10 giorni.
Inizialmente l’infezione si manifesta in due fasi con tosse persistente e intensa, prima catarrale, per 1 o 2 settimane, per diventare poi parossistica con crisi respiratorie, come fasi di apnea e cianosi. Le complicazioni, soprattutto nei bambini, sono dovute a sovrainfezioni batteriche che possono causare otiti, polmoniti ed encefaliti. La mortalità dell’infezione aumenta nei bambini sotto l’anno di età.

La diagnosi è estremamente semplice nella fase parossistica, in cui le caratteristiche sono evidenti e la rendono identificabile con una normale visita. Più difficile è l’identificazione durante la prima fase, in cui i sintomi sono aspecifici. In aiuto nell’identificazione si può fare ricorso a un esame colturale su un tampone effettuato in naso e gola, che permette di rintracciare la presenza del batterio.

La terapia dipende da una serie di fattori, principalmente dall’età e dalla severità dei sintomi. Nei neonati è necessario il ricovero in ospedale, con trattamenti come l’integrazione di fluidi e la ventilazione meccanica, mentre negli adulti che non hanno ancora raggiunto la fase parossistica si può fare ricorso all’antibiotico (l'eritromicina, la claritromicina e l'azitromicina). Negli altri casi non sono previste cure specifiche.

 

L’unico strumento efficace per la prevenzione della malattia è la vaccinazione, obbligatoria nella popolazione infantile a partire dal 2017. Il vaccino è disponibile in forma trivalente (tetano, difterite, pertosse ), tetravalente ( tetano, difterite, pertosse, polio ) o esavalente (difterite, tetano, pertosse, epatite B, poliomielite e malattia causata da Haemophilus influenzae tipo b).

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