Parotite
La parotite (chiamata anche “orecchioni” per il rigonfiamento delle ghiandole parotidi ai lati delle orecchie, che le spinge in fuori facendole sembrare più grandi) è una malattia di origine virale.
tipicamente benigna nei bambini, è in grado di provocare complicanze gravi negli adulti.
Si tratta di un virus a RNA monocatenario a polarità negativa, dotato di un envelope, con un diametro compreso tra 100 e 300 nm. La sua superficie è composta dalla proteina emoagglutinine-neurominidiasi (HN), una proteina di fusione cellulare (F) e una proteina di matrice (M).
La parotite si trasmette principalmente per via aerea, in particolare per droplets (piccole particelle emesse dall’apparato respiratorio durante i colpi di tosse, starnuti o anche soltanto parlando). Il virus viene eliminato inoltre con le urine e si trasmette per via transplacentare durante la gestazione, senza causare malformazioni nel feto.
Di solito, la persona affetta da parotite è contagiosa 6-7 giorni prima della comparsa della tumefazione delle ghiandole salivari e fino a 9 giorni dopo. La massima contagiosità si registra nelle 48 ore precedenti alla comparsa di tali sintomi.
La parotite, così come il morbillo e la rosolia, sono malattie definite endemo-epidemiche, che hanno, cioè, un andamento periodico e continuamente presente della popolazione. Prima della scoperta della vaccinazione le pandemie da parotite si verificavano ogni 2-5 anni, e colpivano prevalentemente i bambini al di sotto dei 9 età. Le persone che hanno incontrato alla malattia sviluppano un’immunità duratura. Le epidemie da parotite generalmente vengono osservate durante il periodo invernale e primaverile, soprattutto in ambienti o comunità chiuse. Dopo l’introduzione del vaccino trivalente (contro morbillo, parotite e rosolia) i casi segnalati hanno subito un calo netto. Tuttavia, le basse coperture vaccinali in diverse parti del mondo portano ancora oggi a frequenti epidemie. Negli Stati Uniti sono stati segnalati tra il 2015 e il 2017 diversi casi da parotite verificati all’interno di famiglie, scuole, università e altri luoghi di aggregamento. Da gennaio 2016 a giugno 2017 sono stati registrati 150 focolai con 9200 casi totali. Dagli ultimi dati pubblicati sul sito del ECDC, sono stati 13.693 i casi segnalati da diversi stati dell’Europa nell’anno 2017. Le complicanze dovute alla parotite sono state rare, interessando il 5-7% dei casi. L’80% dei casi sono stati notificati dalla Repubblica Ceca, Polonia, Spagna e Regno Unito. Con una maggiore prevalenza nel sesso maschile, interessando la fascia d’età più giovane con un’età compresa tra 10 e 19 anni anche in soggetti precedentemente vaccinati con almeno una dose. Questi dati portano alla luce la fondamentale importanza dell’immunizzazione attiva nel prevenire la formazione di focolai da parotite.
L’infezione da parotite ha generalmente un decorso asintomatico o con sintomi lievi di tipo respiratorio nel 50% dei casi. Nel resto dei casi i primi sintomi iniziano a manifestarsi dopo un periodo d’incubazione di circa 2-3 settimane dall’ultimo contatto con la persona infetta. L’esordio della malattia è caratterizzato dalla comparsa della febbre, cefalea (mal di testa), mialgie (dolori muscolari), brividi, otalgia (dolore all’orecchio), anoressia (perdita dell’appetito) e malessere generalizzato. Dopo circa 24 ore, si presenta l’ingrossamento delle parotidi, ghiandole situate nella regione retromandibolare (ai lati delle orecchie), ma possono essere interessate anche le ghiandole sottomandibolari e sottolinguali. La tumefazione di queste zone è l’origine del nome popolare della malattia “orecchioni”. La tumefazione della parotite determina dolore alla palpazione, durante la masticazione e la deglutizione. Nei bambini, generalmente, la patologia ha un decorso benigno, senza recare particolari danni. Tra le complicanze che possono presentarsi, specialmente dopo la pubertà sono: orchite, ooforite, meningite o encefalite e pancreatite.
- L’orchite è un’infezione dei testicoli, si presenta con dolore, edema, eritema e calore a carico dello scroto. Questa condizione si verifica nel 30 – 40% dei casi di parotite nei maschi. Raramente può portare alla sterilità.
- L’ooforite è una condizione meno frequente rispetto all’orchite ed interessa le gonadi femminile, senza avere correlazione con la fertilità della donna.
- La meningite, invece si presenta dal 4% al 6% dei casi, con un esordio di cefalea, vomito, rigidità nucale e malessere generale. L’encefalite ancora meno frequente ed è associata a sonnolenza, convulsioni e coma.
- La pancreatite si manifesta con una nausea grave e improvvisa, vomito e dolori epigastrico. Generalmente, questi sintomi regrediscono nell’arco di una settimana.
Altre complicanze che possono essere correlate alla parotite sono prostatite, nefrite, miocardite, epatite, mastite, poliartrite, sordità neurosensoriale per l’azione diretta del virus sulle cellule dell’orecchio interno, ma sono molto rare. Durante il periodo gestazionale, l’infezione da parotite contratto durante il primo trimestre di gravidanza è associata ad un aumento di aborto. Il virus può trapassare la membrana placentare infettando il prodotto del concepimento ma senza provocare mal formazioni congenite.
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La diagnosi viene effettuata sulla base dell’anamnesi e dell’esame clinico, relativamente semplice da portare a termine per via dei caratteristici sintomi della malattia. In assenza di complicanze, le analisi di laboratorio non rivelano dati specifici, a parte di un aumento del numero di globuli bianchi dovuto all’infezione.
L’unico strumento efficace per la prevenzione della malattia è la vaccinazione. Si tratta di un vaccino obbligatorio che viene somministrato sotto forma di un vaccino trivalente o tetravalente. Il trivalente previene le infezioni da morbillo, parotite e rosolia chiamato MPR, mentre, il quadrivalente previene le infezioni contro morbillo, parotite, rosolia e varicella detto anche MPRV.
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