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Encefalite da zecche

INFORMAZIONI SULLA MALATTIA

L’encefalite da zecche (TBE, tick-borne encephalitis) è una malattia provocata da un virus del genere Flavivirus

Trasmessa prevalentemente dal morso di zecca e diffusa anche in ampie parti d’Europa, inclusa l’Italia.

Il virus responsabile, un Flavivirus a RNA a filamento singolo imparentato a quelli che provocano gravi malattie come la febbre gialla, sopravvive e viene trasmesso dalle zecche, in particolare Ixodes ricinus e Ixodes persulcatus, che si infettano nutrendosi del sangue di animali portatori del virus e lo ritrasmettono a loro volta.

Nella regione europea sono conosciuti due tipi di TBE (sottotipo 1 e sottotipo 2) estremamente molto simili l’uno all’altro, avendo in comune il 94,4% della loro sequenza aminoacidica.

Il virus viene trasmesso dal morso delle larve, delle ninfe o della zecca adulta, tipicamente (ma non solo) del genere Ixodes ricinus (sottitipo 1) o Ixodes persulcatus (sottotipo 2), inoculato nell’ospite tramite la saliva. Ben più rara è la trasmissione con l’assunzione latticini non pastorizzati (latte e formaggio) provenienti da capre, pecore o mucche infette.

Sebbene non sia mai stata descritta la possibilità di passaggio interumano del virus, esso non può essere del tutto escluso per la trasfusione di sangue da un soggetto infetto in stadio viremico a un altro suscettibile.

La malattia è attualmente endemica in almeno quattro paesi asiatici e in 27 paesi europei, in cui è inclusa l’Italia. Tra il 2012 e il 2016, sono stati segnalati ben 12.500 casi di TBE di cui 11.623 (93,0%) erano casi confermati e 878 (7,0%) casi probabili. Solo la Repubblica Ceca e la Lituania rappresentano il 38,6% di tutti i casi segnalati in Europa.

Nei 2/3 dei casi il paziente è asintomatico e non mostra segni clinici evidenti.
Nel 1/3 rimanente, dopo un’incubazione di 7-14 giorni inizia una malattia febbrile non specifica, della durata di 1-8 giorni corrispondente alla fase viremica con stanchezza, mal di testa, dolori lombari, nausea e stato di malessere generale.
Dopo un intervallo che varia da 1 a 20 giorni, durante il quale i pazienti sono senza sintomi, fino a un terzo dei casi assume repentinamente le caratteristiche della meningite o della meningoencefalite, con febbre, mal di testa, dolori muscolari, stato di malessere, fotofobia e vomito. Questa fase può durare circa una settimana e può essere accompagnata da paralisi che progrediscono per due settimane per poi recedere parzialmente.
L'età, i segni neurologici all'esordio e una bassa risposta IgM (Immunoglobine: glicoproteine che compaiono per prime nella risposta immunitaria dell’organismo umano ad un antigene) sono fattori di rischio per le forme gravi di encefalite da zecche. I casi in cui la malattia progredisce da una sindrome febbrile a disturbi del SNC (Sistema Nervoso Centrale) senza il periodo asintomatico intermedio, o un decorso in due fasi con un breve intervallo asintomatico sono stati associati a forme gravi di TBE.
La malattia è generalmente più lieve nei bambini.

Il primo segno di una possibile TBE è il morso di una zecca in zone e stagioni in cui vi è trasmissione della malattia.
La diagnosi eziologica si ottiene analizzando il siero raccolto nella fase iniziale acuta della malattia per la presenza di anticorpi specifici IgM. La diagnosi sierologica può comportare una reattività crociata a causa di altre vaccinazioni o infezioni pregresse da flavivirus, ma il virus della TBE può essere identificato anche attraverso la PCR (Proteina C Reattiva, prodotta dal fegato, che appare in concentrazioni più elevate in caso stato infiammatorio).

Non esiste un trattamento specifico per l’encefalite da zecche. La cura del paziente è principalmente delegata a terapie di supporto per la gestione dei sintomi, compresi gli interventi di terapia intensiva nei casi gravi.

La prevenzione dal virus dell’encefalite da zecca inizia dalla prevenzione dal morso dell’animale: abiti adeguati possono rendere difficile l’accesso della zecca alla cute, ma devono essere assolutamente ermetici per avere successo. In aggiunta sono d’aiuto insetticidi e repellenti ed è sempre importante scegliere luoghi di pernottamento sicuri. Esiste anche un vaccino, che è raccomandato nel caso in cui si sia esposti alla possibilità di infezione durante attività all’aperto in zone rurali endemiche.
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