Ebola
Ebola (EVD), conosciuta anche come febbre emorragica, è una malattia ad alta contagiosità trasmessa dal virus omonimo.
La prima descrizione del virus risale al 1976 quando fu scoperto per la prima volta accanto al fiume Ebola, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).
La malattia è provocata dal virus Ebola, della famiglia Filoviridae, che include anche il virus responsabile della febbre di Marburg. Sono stati identificati sei diverse specie di virus ebola:
- Bundibugyo ebolavirus (BDBV)
- Zaire ebolavirus (EBOV)
- Reston ebolavirus (RESTV)
- Sudan ebolavirus (SUDY)
- Taї Forest ebolavirus (TAFV)
- Bombali ebolavirus (BOMV).
Solo Bdbv, Ebov e Sudv sono stati associati a grandi epidemie da EVD in Africa.
Il virus Ebola viene trasmesso all’uomo attraverso un primo contatto con un animale infetto, come il pipistrello della frutta, l’antilope o la scimmia. Successivamente, la diffusione del virus all’interno della comunità umana avviene attraverso il contatto diretto con organi, sangue, fluidi biologici come saliva, urina, sperma, latte materno, vomito, di soggetti infetti sia vivi che morti, e per contatto indiretto con ambienti, superfici e oggetti contaminati.
Un’importante area di ricerca sta ancora studiando per quanto tempo il virus possa rimanere in alcuni fluidi corporei dopo la guarigione dell’individuo. Nonostante non sia mai stato documentato alcun rischio noto di infezione Ebola attraverso il contatto causale con un sopravvissuto, è stata dimostrata la presenza del virus nel liquido seminale, nel latte materno, nel fluido oculare e nella colonna vertebrale in soggetti sopravvissuti alla malattia.
Studi sierologici hanno dimostrato inoltre la presenza del virus Ebola in cani e gatti delle aree colpite dall’epidemia, senza però casi documentati di malattia o di trasmissione.
La più grande epidemia documentata risale al 2013 nell’Africa Occidentale, terminata nel 2016 dopo aver coinvolto un totale di 28.652 casi e 11.325 decessi in dieci Paesi (Liberia, Guinea, Sierra Leone, Mali, Nigeria, Senegal, Spagna, Regno Unito, Italia e Stati Uniti d’America). L’attuale epidemia in Repubblica Democratica del Congo, iniziata nell’Agosto del 2018, ha già causato oltre 3.200 infezioni, di cui più di 2.000 decessi (WHO).
.I sintomi si manifestano in un primo momento con febbre, mal di testa, dolore muscolare e malessere generale accompagnati da diarrea, vomito e dolori addominali.
La malattia progredisce con la comparsa di sintomi da disfunzione multiorgano, comprendenti alterazioni della funzione epatica e renale, respiratoria e del sistema nervoso centrale e manifestazione di esantema maculo papuloso.
Oltre la metà dei pazienti manifesta fenomeni emorragici, caratterizzati da sanguinamenti del tratto gastrointestinale, epistassi, ematuria (presenza di sangue nelle urine), emorragie gengivali e petecchie. Le emorragie possono evolversi in coagulazione intravasale disseminata (CID) e insufficienza multiorgano. In questi casi laa mortalità varia dal 25% al 90%.
La diagnosi clinica di Ebola durante le fasi iniziali della malattia può essere difficile a causa dei sintomi aspecifici che possono essere interpretati per segni di altre infezioni.
Per il sospetto diagnostico di infezione da virus Ebola deve esserci una combinazione di sintomi indicativi di EVD e una possibile esposizione a EVD entro 21 giorni prima della comparsa dei sintomi. Il virus Ebola può essere rilevato nel sangue dopo l'insorgenza dei sintomi (in particolare la febbre). Al fine di confermare diagnosi di Ebola, gli esami di laboratorio sono l’identificazione degli antigeni virali (ELISA), del genoma virale attraverso la PCR o l’isolamento del virus. Nella fase avanzata di malattia invece è possibile eseguire un esame sierologico per la ricerca degli anticorpi IgM o IgG.
Dal momento in cui non è ancora stato identificato con certezza il serbatoio naturale del virus, è impossibile intervenire sullo stesso al fine di prevenire future epidemie. La prevenzione e il controllo del virus si basa sul rispetto delle norme igienico-sanitarie, su una diagnosi precoce, sulla sorveglianza e tracciabilità dei contatti, su una pratica di sepolture sicure dei malati defunti e sull’informazione ed educazione sanitaria.
Aumentare la consapevolezza dei fattori di rischio per l'infezione da Ebola e le misure protettive attuabili dalla comunità è un mezzo potente ed efficace per ridurre la trasmissione umana:
- Ridurre il rischio di trasmissione dalla fauna selvatica all'uomo riducendo il contatto con pipistrelli, scimmie, antilopi. I prodotti di origine animale devono essere accuratamente cotti prima del consumo;
- Ridurre il rischio di trasmissione interumana adottando adeguati dispositivi di protezione individuale per prendersi cura dei soggetti malati;
- Effettuare la sepoltura sicura e dignitosa dei morti;
- Educare a una buona igiene personale e dell’ambiente;
- Ridurre il rischio di una possibile trasmissione sessuale. L'OMS raccomanda ai sopravvissuti maschi di avere rapporti sessuali protetti per almeno 12 mesi dal'esordio dei sintomi o fino a quando il liquido seminale risulterà negativo due volte per ricerca del virus.
Il vaccino sperimentale contro l'Ebola, rVSV-ZEBOV è stato studiato durante la grande epidemia nel 2015 in Guinea, coinvolgendo 11.841 persone. Il vaccino, che ha dimostrato un alto grado di efficacia, è attualmente utilizzato nell’epidemia di Ebola in corso nella RDC, indirizzato ai soggetti più a rischio come operatori sanitari o contatti di persone infette.
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