Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (1946): «La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un’assenza di malattia o d’infermità». Riguardo la salute mentale, invece, l’OMS (2001) sostiene che: «Per salute mentale si può intendere uno stato di benessere in cui l’individuo realizza le proprie capacità, riesce a far fronte alle normali tensioni della vita, sa lavorare in modo produttivo e fruttuoso ed è in grado di dare un contributo alla comunità in cui vive».
La salute mentale è uno stato di benessere caratterizzato da una sensazione positiva, da relazioni interpersonali gratificanti e dalla capacità di affrontare le situazioni. La salute mentale influisce sul modo di pensare, comunicare, imparare e crescere delle persone. La percezione di benessere rafforza la resilienza e l’autostima, che sono gli ingredienti per la partecipazione positiva nella comunità, nella società, nella vita professionale e nei rapporti con gli altri.
I problemi di salute mentale, a differenza della malattia mentale vera e propria, sono molto comuni nella popolazione e spesso si verificano in periodi di elevato stress o in seguito a eventi traumatici. Per esempio, i sintomi del lutto di durata inferiore a due mesi non si qualificano come disturbi mentali. Le misure di promozione, prevenzione e trattamento della salute mentale possono ridurre drasticamente il rischio di sviluppare una malattia mentale.
Secondo l’OMS, quasi la metà della popolazione soffrirà di un disturbo mentale a un certo punto della vita. Stress, Mobbing, Straining, Burn Out, Stalking, sono cinque termini che stanno entrando prepotentemente nella vita quotidiana e sono spesso causa dell’insorgenza di problemi di salute.
Lo stress si genera a causa di avvenimenti che procurano emozione/cambiamento/decisione: la risposta allo stress è l’insieme di adattamenti che il nostro corpo mette in atto per far fronte all’evento stressante. Distinguiamo due tipi di stress:
Inoltre, bisogna specificare che la risposta allo stress è soggettiva: alcune persone lo sopportano senza problemi, mentre altre non ne tollerano la benché minima quantità. È opportuno, quindi, che ogni individuo impari a gestire le proprie energie in funzione degli impegni da assolvere.
Lo stress legato all’attività lavorativa, invece, si manifesta quando le richieste dell’ambiente di lavoro superano la capacità del lavoratore di affrontarle o controllarle. Esso rappresenta la seconda malattia professionale più diffusa nell’Unione Europea dopo il mal di schiena. In Europa ne è affetto un lavoratore su quattro; le donne risultano essere più colpite.
Lo stress legato all’attività lavorativa può essere provocato da rischi psicosociali, quali la progettazione, l’organizzazione e la gestione del lavoro, nonché da problemi come le vessazioni e la violenza sul lavoro, ma anche da rischi fisici come la rumorosità e la temperatura.
Alcune stime sostengono che i costi derivanti dallo stress legato all’attività lavorativa ammontino a circa 20.000 milioni di euro all’anno. Di recente una nuova sindrome, verso cui bisogna porre molta attenzione, sta entrando nel mondo del lavoro ed è stata definita Tecno-Stress; “è il disturbo causato dall’uso scorretto ed eccessivo di tecnologie dell’informazione ed apparecchi informatici e digitali”, ovvero tutta quella tecnologia informatica e/o digitale, generata per essere d’aiuto come il cellulare, il PC, la TV, ecc., a cui si dedicano moltissime ore lavorative e non, ha come conseguenza un abnorme flusso di informazioni procurando una vera e propria forma di dipendenza con conseguenze importanti e l’insorgenza di tutte le possibili patologie stress-correlate.
Lo stress legato all’attività lavorativa si può prevenire, il tutto con dei vantaggi economici non indifferenti per l’azienda. La valutazione del rischio per questo tipo di stress prevede gli stessi principi e metodi di base che si applicano per gli altri rischi sul posto di lavoro. È fondamentale coinvolgere i lavoratori e i loro rappresentanti per capire quali sono le cause dello stress, per individuare e valutare i vari rischi, focalizzare quali gruppi ne soffrono, cosa si potrebbe fare per aiutarli e riesaminare le valutazioni con opportuna regolarità per verificare l’efficacia dei provvedimenti presi.
Per mobbing si intende comunemente un comportamento del datore di lavoro (o del superiore gerarchico, del lavoratore a pari livello gerarchico o addirittura subordinato), il quale, con una condotta sistematica e protratta nel tempo e che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili, attua forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro. Da ciò può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e del complesso della sua personalità. (Corte di Cassazione, Sentenza n. 3875/09).
Heinz Leymann, il primo studioso del fenomeno, ha utilizzato il verbo “to mob” per indicare tutti quei comportamenti di vero e proprio terrorismo psicologico esercitati nell’ambiente di lavoro da superiori o subalterni (mobbing verticale), o dai colleghi di lavoro (mobbing orizzontale), con chiari intenti discriminatori finalizzati ad emarginare progressivamente un lavoratore per indurlo alle dimissioni o facilitarne il licenziamento.
Altre situazioni che possono generale distress, oltre al mobbing, sono riassumibili in altri termini:
I lavoratori sottoposti ad atteggiamenti persecutori, mobbing od altro, reagiranno tramite lo stress al fine di generare un meccanismo difensivo, ma il prolungarsi delle molestie e la forte tensione psicologica porteranno alla comparsa di una serie di alterazioni che colpiranno l’equilibrio socio-emotivo e psico-fisiologico generando la caduta delle difese immunitarie e portando la vittima a sviluppare patologie come il disturbo post-traumatico da stress (DPTS) e il disturbo dell’adattamento (DDA).
È importante, se si è vittime di mobbing, poiché rientra nei reati perseguibili, documentare i danni fisici e psicologici soprattutto tramite strutture pubbliche qualificate. Rivolgersi al Medico Competente ed agli RLS qualificati, tenendo un resoconto delle malattie e delle vessazioni subite.
Altrettanto importante è non accettare provocazioni, non isolarsi, non parlare incessantemente del problema e cercare alleati.
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