La malaria è una malattia infettiva causata dal Plasmodium, un parassita che viene trasmesso all’uomo attraverso la puntura di zanzare del genere Anopheles.
L’uomo è l’unico serbatoio della malattia e il contagio interumano non è possibile.
Le zanzare del genere Anopheles si riproducono in zone ricche di acqua e solitamente pungono nelle ore di oscurità, dal tramonto all'alba.
Il numero e la sopravvivenza delle zanzare, e quindi la possibilità di trasmissione della malaria, sono molto influenzati dalle condizioni ambientali, in particolare dalla distribuzione delle piogge, dalla temperatura e dall’umidità. In molti luoghi la trasmissione è stagionale, con picco durante e appena dopo la stagione delle piogge.
Altro fattore che può incidere sulla possibilità di ammalarsi è l’immunità umana, specialmente tra gli adulti che vivono in aree caratterizzate da condizioni di trasmissione moderata o intensa. Questi individui, dopo anni di esposizione al Plasmodium, sviluppano un'immunità parziale che riduce il rischio di contrarre forme gravi di malaria. Per questo motivo, la maggior parte dei decessi per malaria in Africa si verifica nei bambini piccoli, mentre in aree con minore trasmissione e bassa immunità tutti i gruppi di età sono a rischio.
Esistono diverse specie di questo parassita; i più comuni sono il Plasmodium falciparum e il Plasmodium vivax; altri sono Plasmodium ovale e il Plasmodium malariae.
Il periodo di incubazione è variabile: circa 7-14 giorni per l'infezione da P. falciparum, 8-14 giorni per P. vivax e P. ovale, 7-30 giorni per P. malariae. Per alcuni ceppi di P. vivax l'incubazione si può protrarre per 8-10 mesi.
La sintomatologia della malaria è solitamente aspecifica; i sintomi principali sono febbre accompagnata da brividi, mal di testa, mal di schiena, sudorazione profusa, dolori muscolari, nausea, vomito, diarrea, tosse. La malaria può essere sospettata in base all’anamnesi di viaggio del paziente, ai sintomi e ai riscontri della visita clinica.
L’infezione più grave è quella data dal Plasmodium falciparum: questo parassita, infatti, provoca una malattia grave, potenzialmente fatale, per cui è fondamentale iniziare il trattamento il prima possibile.
La diagnosi può essere effettuata attraverso metodologie differenti. Le indagini di laboratorio mostrano solitamente una lieve anemia, una leggera diminuzione piastrinica e un aumento di bilirubina e transaminasi. Il gold standard diagnostico è la microscopia ottica in cui uno striscio sottile di sangue viene visualizzato al microscopio ed è possibile riconoscere la morfologia del parassita all'interno dei globuli rossi, la specie del parassita e la percentuale di parassitemia. Un altro test è quello della goccia spessa, sempre effettuato su un campione di sangue, questo test è più sensibile ma più difficile da preparare e da interpretare per cui l’accuratezza dei risultati dipende dall'esperienza dell'esaminatore. Se lo striscio di sangue iniziale è negativo, si devono ripetere ulteriori strisci a intervalli di 12-24 h fino ad ottenere la negatività di tre analisi consecutive. Grazie alle possibilità offerte da queste tipologie di test, riconoscere le specie e stimare la parassitemia, sono i più utilizzati nel mondo. Oltre alle metodiche precedentemente citate sono possibili test diagnostici rapidi, in grado di fornire un risultato in 2-15 minuti, che rilevano la presenza di antigeni (molecole che possono essere riconosciute dal sistema immunitario) del Plasmodium o l’attività enzimatica da esso prodotta. I più utilizzati sono i test che ricercano la proteina HRP-2 associata ai parassiti della malaria (soprattutto a P. falciparum) e quelli che rilevano l’enzima lattato deidrogenasi associato al Plasmodium. Questi test sono i più utilizzati nelle zone dell'Africa sub-sahariana, anche se non permettono di differenziare le specie coinvolte nell’infezione e di conoscere la parassitemia. I test rapidi basati sul riconoscimento della proteina HRP-2 sono circa l’80% di tutti i test rapidi in commercio. La problematica attuale è la crescente diffusione di P. falciparum con delezioni del gene hrp2/3 (gene necessario alla produzione della proteina HRP-2) che rappresenta una grave minaccia per l'affidabilità di questi test diagnostici. Anche se meno diffuse, vi sono altre metodologie diagnostiche quali la diagnosi molecolare mediante tecnica LAMP (Loop-mediated isothermal amplification) che permette di individuare il Plasmodium falciparum e la PCR (Polymerase Chain Reaction) con cui è possibile il riconoscimento del DNA specifico di ogni specie di Plasmodium che può infettare l’uomo.
Sono attualmente in fase di sperimentazione diversi vaccini contro la malaria.
A livello globale, si stima che nel 2021 ci siano stati 247 milioni di casi di malaria, la maggior parte dei casi, 82%, è stata riscontrata in Africa, in particolare in Nigeria (27%), in Repubblica Democratica del Congo (12%), in Uganda (5%) in Mozambico (4%) e nel Sud-Est asiatico dove sono stati registrati il 10% dei casi. A livello globale, i decessi per malaria si sono ridotti costantemente nel periodo 2000-2019, seguiti da un rialzo di circa il 10% nel 2020, per interruzione dei servizi dovuta alla pandemia da Covid-19, e di nuovo leggermente diminuiti nel 2021, quando i morti sono stati 619.000. Si stima che nel periodo 2000-2021 siano stati evitati 2 miliardi di casi di malaria e 11,7 milioni di morti per questa causa grazie a tutte le misure di prevenzione, diagnostica e cura messe in atto dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Gli obbiettivi attualmente promossi dall’OMS sono: ridurre l'incidenza dei casi di malaria di almeno il 90% entro il 2030, ridurre i tassi di mortalità per malaria di almeno il 90% entro il 2030, eliminare la malaria in almeno 35 Paesi entro il 2030 e prevenire la ricomparsa della malaria in tutti i Paesi che ne sono liberi.
Fonti:
https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/malaria